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venerdì 20 maggio 2016

La diplomazia dei marchigiani quando si tratta di Vincisgrassi

Ultimamente ci stanno facendo una testa quadra con tutto ciò che concerne la sana alimentazione, il sostituire cibi con altri cibi, il cambiare abitudini alimentari come se quello che abbiamo fatto fino ad ora sia peccato mortale.
E' giusto essere consapevoli e mangiare in maniera adeguata.. ma per come la vedo io (e spesso anche molti marchigiani, che non si sbilanciano mai troppo) il giusto sta nel mezzo.
E poi ci sono dei piatti e delle tipicità che sono intoccabili!
 o no?




giovedì 19 maggio 2016

A fa' del male, pènsece. Fa' del bè...

...e scòrdetelo.

Mi direte "ma che te si' scimunita? la colonna dei proverbi è quell'altra!"

Lo so, ma oggi voglio approfittare del mio blog per fare una cosa bella, che non sempre facciamo.
Voglio approfittare del mio blog per far circolare un po' di positività.

"A fa' del male pensece, fa' del bè e scordetelo."

Proviamo a pensare a cosa ci guadagniamo a parlar male della gente, per esempio.
Cosa ci guadagniamo nel voler sempre primeggiare tra tutti NON con i nostri traguardi, ma cercando di sminuire quelli degli altri?
Dov'è il gusto nell'invidia? Nel fare i dispetti, i torti, i raggiri, gli inganni? Perché, non capisco, spesso sembra che chi fa il gradasso è il più fico della compagnia?

Io personalmente, ho cercato di abbandonare i pensieri negativi da tanto tempo. A parte il fatto che sono sempre stata una persona positiva di mio. Ferita, umiliata, maltrattata, raggirata.
Ma sempre positiva, o almeno, non negativa.
All'inizio sembra sempre impossibile uscire dal vortice nero, sembra che il mondo è rovesciato e tu stai sotto a tutto, come Atlante, a sorreggere il peso della sfiga.


                                           Atlas and Hercules
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Quella c'è, eh! non lo neghiamo... La sfiga esiste e spesso si fa beffe di noi.
Ma noi siamo più fighi della sfiga (scusate il gioco di parole) e rispondiamo con un Anconetanissimo vat'afa'da'ntel'zàco.

Pensiamo positivo, alle cose buone che abbiamo fatto. Non vi parlo solo di elemosina in chiesa o di aiutare ad attraversare la vergara con la sporta della spesa che pare che dentro c'ha messo i fiòli morti, per quant'e che pesa! O magari si, magari è questo, quello che di buono facciamo. O magari è l'aver evitato la "smalignata", o il commento cattivo, o magari è l'aver messo tanto amore in una cosa stupidissima come una cena, o una colazione. L'aver risposto educatamente (passando largamente da Signora) al primo ciambotto con la battutaccia pronta.

Vedrete che i risultati arriveranno. Non subito, magari, ma arriveranno.
Qualche angelo del Cielo, o qualche energia positiva, o qualche fluido spirituale interstellare favorevole, ci renderà giustizia. Arriverà il momento in cui potrete dire "i miei sforzi sono stati ripagati".


Lasciatevi solo un piccolo, piccolissimo barlume di sarcasmo, che vi servirà quando un giorno vedrete chi vi ha fatto del male, passare le stesse cose che ha fatto passare a voi. Vi assicuro che succede, l'ho visto!

A fa' del male pensece, non ha bisogno di spiegazioni.
Fa del bè e scordetelo, è perchè spesso ci vuole un po', prima che il positivo ritorni... Ma ritorna, credetemi. Negli ultimi giorni ho trovato persone che mi hanno "dato" molto più di quanto mi aspettassi. Ho ricevuto molto, dopo tanti sforzi e sacrifici. Non ho vinto la lotteria, né ho trovato il lavoro della mia vita, sono ancora a spasso... Ma ho ricevuto sorrisi free, gratitudine, rispetto, parole buone ed abbracci sinceri.

Adesso ho fatto scorta: posso ricominciare a lottare.

Siate positivi, pensate positivo, amate voi stessi e chi è positivo.

Oh, e se 'gni tanto ve girano le pa...le, ce sta, eh! semo umani, miga cartoni animati!!

Miky



                                            I CARTONI ANIMATI EDUCANO I BAMBINI ALLA DROGA, GUARDATE!!!
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giovedì 5 maggio 2016

Vincisgrassi mon amour

-"Ce va la besciamella, cuscì te viene più compatti"
-"Ma cusa dirai, oh!!! ma quala besciamella? li rovini e basta."


foto da https://sites.google.com/site/appuntidicucina/


Per un marchigiano, forse questa è tra le frasi più sentite, quando si tratta di preparare una bella teglia di Vincisgrassi.
Vincisgrassi, fate bene attenzione, non lasagne. Noi marchigiani ci offendiamo (o quasi) se ce li chiamate lasagne.
Le nostre nonne li preparavano la domenica, o nei giorni di festa, e non c'erano tante versioni: veg, vegan, vegetariani, alternativi con bottarga, superfashion con la mesimpiega e le mésce.

None, niente de tutto questo.
I vincisgrassi era co' la ciccia, tanta ciccia, macinata grossa, a buttà su. Con tutti i grigiji de pollo (interiora, cuore, fegato ecc..). Il sugo se faceva bollì tanto. Ore e ore... Diventava così denso, profumato, sanguigno, che solo l'odore
provocava certi attacchi de fame già verso le dieci di mattina...

Ricordo distintamente la grande stanza della vecchia casa di campagna in cui vivevano i miei nonni (con gli zii, i cugini, i bisnonni...), con una lunga tavola al centro, la cucina economica proprio vicino al focolare sul quale pendevano, intenti a raccogliere i profumi della legna che bruciava, salami salsicce e soprattutto ciauscoli.
Affaccendata sul pentolone del sugo, a smuscinà, c'era sempre la solenne silhouette di mia nonna. I capelli neri e crespi annodati sulla nuca con un sobrio e pesante chignon, il naso aquilino e il mento pronunciato; noi piccoli la guardavamo affaccendarsi tra le pentole finchè non ci faceva un mezzo sorrisetto come per dire "u sacciu quello che volete!".
Con la messa in diretta tv, anche lei spezzava il pane... poi lo intingeva nel sugo e ce lo faceva assaggiare.

Che saporino pungente! La cipolla, la cipolla! si sentiva bene quel profumino di cipolla soffritta, e il chiodo di garofano strafottente che cercava di coprire gli altri sapori.
I pomodori erano "de casa", naturalmente. Noi famo tutto de casa. Pure il soffrittino, pure il pollo era de casa. Bastava affacciarsi dalla finestra con i vecchi scuri di legno per vedere di sotto la zia che andava a recuperare la cena. Un puju, o magari un bello cunillu da fa' alla cacciatora.

Che non mi vengano a dire, a me, sti grandi chef dei miei stivali che le migliori ricette tradizionali si possono adattare e rinnovare. Rinnovatevi le lasagne, ma non toccatemi i Vincisgrassi!!!


copyright@una marchigiana a spasso
La scalinata della casa dei nonni. Zie e cugini a raccolta.
Anno 1983. Io sono la birichina con gli occhi tristi :)
P.S. : Piccola curiosità: Ma voi lo sapevate che anche Orson Welles, in una pausa durante la lavorazione di un film in Italia, si fermò ad Ancona e qui si innamorò dei Vincisgrassi? Dice che non sapeva pronuncià il nome, ma che se n'è magnato tre piatti!

P.P.S. : Ricetta di famiglia! volete la mia? allora seguitemi, a breve la posterò!

venerdì 29 aprile 2016

I'm a pesciarola in Macerata...

Città d'arte, di studi, di studiosi... Un'università antichissima, una delle prime in Italia. Città natale di Padre Matteo Ricci, che per primo ha cercato una comunicazione diretta con l'Asia, e non soltanto per meri fini economici, ma sociali, di cultura, di civiltà.
Palazzi che non hanno nulla da invidiare alle blasonate città d'arte del rinascimento italiano, come Firenze o Urbino...
veduta di Macerata dalla torre civica, foto di Alessandro Censi


Un orologio misterioso che è rimasto nascosto alla cittadinanza per secoli oggi troneggia in piazza della Libertà (quanto mi piace questo nome!) proprio sulla torre. Un orologio che segna non solo il tempo, ma anche le stelle e i pianeti. Un orologio che è anche uno spettacolo quando segna il mezzodì e le sei di sera. C'è un meccanismo di quelli che fanno sognare i bimbi nelle piazze nordiche: escono i pupetti mentre le campane rintoccano puntuali e tonanti. La gente che passa di lì si ferma e guarda in su: come tanti bambini raccolti davanti ad un teatrino delle marionette, durante quel minuto tutto si ferma e l'attenzione è concentrata sui tre re magi che escono da una porticina, in fila indiana, e si vanno a nascondere dall'altra parte, dentro un'altra porticina, con tutto il loro seguito di angeli.
Città dalle mille sfaccettature, dai mille volti e dalle mille etnie. Tante cose da fare, impegni culturali, il Macerata Opera Festival, il Teatro con la T maiuscola, cinema, serate universitarie... insomma, se lo si vuole, non ci si annoia.

Io non sono una "tipa di città"... sono cresciuta in periferia tra due paesi che per decenni non hanno avuto nemmeno il cinema. E noi lì in mezzo che la domenica pomeriggio d'inverno al massimo si andava a prendere un "pezzo de pizza gioppe el corzo", e se ci andava grassa, potevamo pure incrociare qualche cadetto dell'aeronautica militare in divisa.
Giù da noi "al nord" (come dice il mio compagno) tutto scorreva sempre liscio: poche sorprese, poche cose da fare, poche macchine in giro. Al limite potevi beccare lo spettacolo variopinto di qualche ciclista improvvisato alle prese con la gimkana tra le buche, qualche ciambotto saltato via dal fosso e quelle du' tre pontecane della stessa dimensione di un basset hound che allietavano la vita al gattopanzone di turno.

E poi mi sono trasferita a Macerata, e qui ho conosciuto gli agi della vita di città ma soprattutto sono venuta a contatto con una realtà che sinceramente mi mancava:

IL GUIDATORE MACERATESE.

Non che siano tutti così, per carità... ma spesso mi capita di incontrare il classico professionista con berlina che cammina al centro della carreggiata, forse per non danneggiare la sua mega macchinona extralusso, chissà. Fatto sta che il suddetto, di solito ti porta meno rispetto di quanto ne porti al fiolo de gniscù. Ti taglia la strada, fa il gradasso e vuole pure avere ragione. Insomma, come se dice dalle parti de babbo, "na purgia 'rfatta".
Poi c'è il vecchietto con l'utilitaria. Lui non lo fa per mancanza di rispetto: è che a Macerata si vive meglio e più a lungo, perciò non stupitevi se incontrate un ultranovantenne a bordo di una seicento della fiat modello anni '90. Lui non mette mai la freccia, non gli serve, ha vissuto la guerra e ha deposto le armi. Niente frecce. Poi va pianino pianino... ha imparato che nella vita non serve correre. In fondo sta più vicino ai cento che ai cinquanta, insomma... ndo vole gì cuscì de prescia?
E poi c'è quella che si incontra un po in tutte le città: la mamma col suv. Davanti alla scuola, in quarta fila, che va a prendere il figlio quindicenne che non sia mai dovesse fare tre passi e se sciupa tuttu. Poru coccu. Io tornavo a casa da Loreto a piedi, quando mi capitava di perdere l'autobus...

Ultimo ma certamente non per importanza, è un elemento che non mi era mai capitato di trovare in NESSUN altro capoluogo di provincia:

IL TRATTORE IN CITTA'.

Ora di punta, trafficatissimo viale martiri con tutte le mamme suv in terza fila, il tipo in berlina che non glienefregagnende e supera tutti rischiando di tranciare un papà suv, due studenti, un bidello e il nonno con la palettina e gilet catarifrangente, il pizzarolo in motorino e il vecchietto che se ccoshta e non mette la freccia e all'improvviso...eccolo. è lui. 
Il trattore Fiat con aratro a scasso. Solo le rote è alte quant'e me. Le pale per longo a momenti fa el pelo a qu' le pore siepi de melauro e al cà d'un punkabbestia che annaffia la fermata dell'autobus.
Tutto è fermo: un po' come quando rintocca le sei su la torre dell'orologio: lu fanne passà tutti, 'ncora il professionista in berlina: Largo all'agricoltura! Io me chiedo solo na cosa: ma tra tante strade che poteva pià e con tutte le 24 ore che el Zignore c'ha dato 'n'te un giorno... ma te, amico e collega cuntadì: proprio a cinque minuti all'una su'ppe viale martiri dovevi venì a scrucefissatte???
Misteri della vita di città. O no?

Miky